(Adnkronos) – “L’Europa deve fare di più per l’industria della difesa. Ci sono dei progressi, delle nuove linee produttive, ma non nuove fabbriche. È in corso un’evoluzione, non una rivoluzione, e a noi serve una rivoluzione. Il 2% del Pil dedicato alle spese militari è un tema ormai di ieri. Al summit Nato di Washington saranno 23 su 32 i Paesi che hanno raggiunto o superato il 2%. Posso confermarle che la Lituania è arrivata al 3%, ma per noi è un punto di partenza, non di arrivo, soprattutto visto che la Russia viaggia verso il 6% e ha adottato un’economia di guerra. L’idea di un commissario europeo alla difesa è buona, sono stato tra i primi a proporla, serve qualcuno che coordini lo sforzo militare che è destinato ad aumentare nei prossimi anni”. Esordisce così nel suo colloquio con l’Adnkronos il ministro per la Difesa lituano, Laurynas Kasčiūnas, che ricopre il ruolo dallo scorso marzo dopo aver guidato per anni la Commissione per la Sicurezza Nazionale e la Difesa del parlamento lituano.  L’Italia è ancora lontana dalla soglia del 2%, ma Kasčiūnas ha ribadito gli ottimi rapporti con il nostro paese, in particolare dopo aver incontrato il suo omologo Guido Crosetto, con il quale ha discusso il contributo italiano alla “Baltic air policing mission”, in cui gli Eurofighter Typhoon e gli F35 della nostra Aeronautica garantiscono la sicurezza nei cieli di Estonia, Lettonia e Lituania. I due ministri hanno poi concordato sulla necessità di una difesa europea forte in ambito Nato e sull’integrazione della difesa aerea a livello europeo. Tra i temi sul tavolo, la dimensione subacquea, la protezione delle infrastrutture sensibili, l’addestramento congiunto e la cooperazione G2G (Government to Government): “Abbiamo già un rapporto consolidato con Leonardo, che ci fornisce gli aerei da trasporto Spartan. Ma siamo interessati ad andare oltre nella cooperazione industriale, anche ad aprire linee di produzione di Leonardo in Lituania, magari di munizioni “smart” Vulcano. Potremmo creare società a capitale misto italo-lituano, progetti comuni, o addirittura firmare un accordo quadro in cui inserire tutte queste possibilità di cooperazione”, prosegue il ministro.  Il vertice Nato a Washington si terrà dal 9 all’11 luglio, e segue quello di Vilnius dell’anno scorso. “Abbiamo messo in atto una nuova generazione di piani di difesa regionale, siamo passati dalla deterrenza tramite punizione alla deterrenza tramite negazione (deterrence by denial), siamo in grado di prendere decisioni in modo più veloce e flessibile. Ora la sfida principale è dotare questi piani di una forza concreta. Dobbiamo essere più veloci nell’investire in munizioni, difesa aerea, capacità di attacco a lungo raggio. Al summit dobbiamo mettere per iscritto che il processo di adesione dell’Ucraina alla Nato è irreversibile, non possiamo certo lasciare che sia la Russia a mettere il veto su chi può o non può aderire”.  Parlando di Russia, da mesi è in corso un’operazione di “jamming”, disturbo dei satelliti Gps, che rende più difficile gestire il traffico aereo nella regione baltica, tanto che ad aprile due aerei della finlandese Finnair sono stati costretti a fare marcia indietro e tornare a Helsinki, impossibilitati a proseguire il volo. “E’ sicuramente parte della guerra ibrida russa”, spiega Kasčiūnas, "come i migranti illegali che vengono portati ai nostri confini con la Bielorussia. L’attribuzione di questi attacchi non convenzionali ormai è chiara, è il momento di adottare una ‘cassetta degli attrezzi’ per far capire a Mosca che pagherà un prezzo. Non è facile, perché stanno attenti a restare sotto la soglia dell’Articolo 5 del Trattato Nato, che prevede la risposta collettiva in caso di attacco contro uno Stato membro. Ma c’è margine per aumentare le sanzioni, sulle navi che passano nei nostri mari, sulle merci russe che si muovono nei nostri mercati. In molti settori è la Russia a essere dipendente dall’Occidente, e bisogna usare questa leva per farle capire che non staremo fermi davanti alla sua guerra ibrida”.  Quando gli chiediamo quali sono le priorità per la Lituania in questo campo, non ha dubbi: “La difesa aerea. Nei prossimi mesi ci doteremo di tre batterie di sistemi a medio raggio, ma in prospettiva intendiamo adottare sistemi a lungo raggio come Patriot e Samp/T. Gli UAV, i droni, sono una delle nostre urgenze strategiche. Dobbiamo sbrigarci ad adottare un ecosistema di velivoli senza pilota, e un apparato di difesa contro questi strumenti, che permetta una risposta radio-elettronica ma anche cinetica. In poche parole, essere in grado di abbatterli. In Lituania ci muoviamo verso un sistema di difesa totale, che coinvolga tutto il governo, tutta la società. Autodifesa territoriale, medici, ingegneri, funzionari pubblici addestrati a intervenire in caso di bisogno, a supporto delle forze militari. Quando ho visitato Kharkhiv, il sindaco mi ha detto che senza la componente civile la città non sarebbe mai riuscita a sopravvivere. Dobbiamo abituarci a vedere il mondo attraverso il prisma della sicurezza”. (di Giorgio Rutelli) —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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