L’Impero Romano si consolidò fra il I secolo a.C. e il XV secolo. Fu suddiviso sul piano amministrativo in “Impero Romano d’Occidente” ed “Impero Romano d’Oriente”. Fra i più noti imperatori a governare lo Stato di Roma si ricordano Gaio Aurelio Valerio Diocleziano, Tito Flavio Vespasiano, Gaio Giulio Cesare Ottaviano, Tiberio Giulio Cesare Augusto, Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico (noto con il soprannome “Caligola”) e Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico (noto come “Nerone”). Nella sua massima estensione territoriale lo Stato di Roma riunì sotto il suo dominio politico-amministrativo tutta la Penisola iberica, l’Italia, la penisola balcanica, Turchia, Russia, Inghilterra, Belgio, Pesi Bassi e altri territori dell’est asiatico e del Medio Oriente.

Polibio: in cosa era dovuto il potere dello Stato di Roma?

A ciò provò a fornire una spiegazione lo storico greco Polibio nel Libro VI dell’opera “Storie”, vissuto tra il 206 a.C. ed il 118 a.C., secondo cui l’imponenza politica dello Stato di Roma è conseguente all’adozione di una costituzione mista che regola l’Impero. La costituzione mista, intesa come “forma di Governo” (e quindi il termine “costituzione” non riguarda il documento scritto o non scritto relativo ai princìpi sui quali si fonda uno Stato, che tutti conosciamo) è così composta: la monarchia con i consoli, l’aristocrazia con il senato e la democrazia con i comizi. Dunque la sintesi di queste tre forme di governo avrebbero contribuito a far crescere l’Impero romano, secondo Polibio, che così giustifica e teorizza l’imperialismo romano.

L’anaciclosi di queste tre forme di governo (monarchia-tirannide; aristocrazia-oligarchia e monarchia-oclocrazia), già stata teorizzata da altri filosofi antichi come Aristotele e Platone, coinvolgerebbe secondo Polibio anche la costituzione mista, pur parlando soltanto di degenerazione della forma di Governo. Nonostante ciò, secondo lo storico greco la costituzione mista romana ha saputo creare un’ottima concertazione fra le tre forme di governo che la compongono. E quindi resistente alla degenerazione delle istituzioni. Sempre nel Libro VI Polibio descrisse l’anaciclosi delle tre forme di governo, le quali si susseguono tra loro secondo un ordine involutivo. Ma grazie alla costituzione mista ed a una preparazione militare davvero eccellente, Roma può ritardare (anche se non evitare) questo processo di ritorno ciclico. Che vede il passaggio dalle forme di governo rette. Ovvero monarchia, aristocrazia e democrazia alle forme di governo corrotte, e quindi tirannide, oligarchia e oclocrazia.

Dunque Polibio descrive l’ordine di evoluzione delle sei forme di Governo, secondo il quale si alterna una forma di governo retta ad una corrotta. Nel seguente ordine: monarchia-tirannide, aristocrazia-oligarchia e monarchia-oclocrazia.

Infine anche i valori etici dello Stato di Roma (norme, religione, consuetudini e valori culturali) determinarono la solidità dell’Impero romano.

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