(Adnkronos) –
Circa 17 milioni di insetti volano ogni anno attraverso i Pirenei, percorrendo il Puerto de Bujaruelo, un valico largo 30 metri situato al confine tra Francia e Spagna. Ad osservare e studiare negli ultimi 4 anni il fenomeno chiaramente osservabile – e che si presenta come un enorme sciame scuro accompagnato da un ronzio basso e profondo – è stato un team di scienziati dell'università britannica di Exeter.  Utilizzando videocamere e retini per farfalle, i ricercatori hanno registrato mosche, vespe, farfalle e libellule che si riversavano ogni autunno attraverso il passaggio per spostarsi dalle zone settentrionali, incluso il Regno Unito, verso località dell’Europa meridionale e del Nord Africa dove gli inverni sono più miti. "Vedere così tanti insetti muoversi intenzionalmente nella stessa direzione allo stesso tempo è davvero una delle grandi meraviglie della natura", ha affermato il dottor Karl Wooton, del Centro per l'ecologia e la conservazione di Exeter, che ha guidato la ricerca. Il lavoro trae origine dalla scoperta, avvenuta nel 1950, degli ornitologi britannici Elizabeth e David Lack, che si sono imbattuti nello spettacolo della migrazione attraverso il passo, situato a 2.273 metri. "Furono testimoni – ricorda Will Hawkes, del centro per l'ecologia e la conservazione dell'Università di Exeter citato dal Guardian – del passaggio di un gran numero di sirfidi che migravano attraverso le montagne. Ci siamo recati sullo stesso passo per verificare se questa migrazione avvenisse ancora e per registrarne il numero e le specie coinvolte". "Non solo un gran numero di sirfidi stavano ancora migrando attraverso il passo ma anche altri insetti, dalle mosche alle libellule: in alcuni giorni il numero superava i 3mila per metro, al minuto".  Il numero di insetti è tuttavia diminuito in modo allarmante in tutto il mondo e si ipotizza che il numero di quelli che attraversano il passo sia diminuita da quando i Lacks hanno osservato il fenomeno per la prima volta, anche se le cifre non sono state registrate in modo preciso 70 anni fa. Il team di Exeter spera che le sue scoperte possano stimolare la determinazione a proteggere i loro habitat.  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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