Il 13 novembre 2015 è una ferita nella memoria collettiva europea: una serie coordinata di attacchi terroristici colpì Parigi, trasformando luoghi simbolo come il teatro Bataclan in scenari di orrore. Dieci anni dopo, il ricordo di quella strage che causò 130 vittime complessive resta vivo, e la sua eco continua a stimolare riflessioni, dibattiti e azioni provocatorie sul tema della sicurezza e dell’integrazione.

L’Azione Simbolica di CasaPound a Torino

Nel silenzio mediatico e istituzionale che a volte circonda gli anniversari “scomodi”, CasaPound Italia ha scelto di rompere questa quiete. A Torino, nella notte del 13 novembre, esattamente all’ora in cui dieci anni fa iniziava l’assalto al Bataclan (le 21:16), è stato affisso uno striscione in prossimità della stazione di Porta Susa.

L’azione, come esplicitato nella nota del movimento, è stata concepita per essere apertamente provocatoria, mirando a sollevare un dibattito che viene “spesso sottovalutato”.

Integrazione e “Seconda Generazione”

Il messaggio lanciato da CasaPound si concentra su un aspetto specifico: il ruolo degli immigrati di seconda generazione in fenomeni di radicalizzazione violenta.

“Continuano a spacciare l’immigrazione come un arricchimento culturale, la realtà è ben altra,” si legge nella nota del movimento. La tesi sostenuta è che non vi sia una reale volontà di integrazione, e che il rischio maggiore risieda proprio nei figli di immigrati cresciuti in Europa, i quali avrebbero, secondo la loro analisi, rifiutato il tessuto sociale ospitante, radicalizzando invece il proprio odio.

È un fatto tristemente noto che molti degli attentatori che hanno colpito l’Europa, non solo a Parigi, ma anche a Bruxelles o Berlino, fossero cittadini europei nati o cresciuti nel continente, figli di immigrati. Questa realtà alimenta la tesi che l’Europa stia affrontando una “bomba sociale” innescata da flussi migratori non controllati che inoculano, come un “seme”, la delinquenza e l’estremismo nelle generazioni future.

Oltre la Polemica

L”anniversario della strage parigina impone di non dimenticare le vittime e, soprattutto, di affrontare con serietà e lungimiranza le complesse sfide legate alla sicurezza nazionale, all’integrazione inefficace e alla prevenzione della radicalizzazione, che non può essere liquidata come un semplice “arricchimento culturale” senza analisi critica.

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