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Arrestato in Daghestan in seguito agli attacchi di ieri a Derbent, località che da secoli ospita la comunità degli ebrei della montagna, e Makhachkala 125 chilometri a nord, anche il presidente del distretto di Sergokala e segretario della sezione locale di Russia unita, Magomed Omarov. Fra i sei assalitori rimasti uccisi sono stati identificati due dei suoi figli e un nipote. La residenza di Omarov è stata perquisita dalle autorità russe ed è stato espulso dal partito al potere per aver screditato l'organizzazione. Negli attacchi sono rimaste uccise almeno 19 persone – 4 civili e 15 agenti di polizia. Altre 16 persone sono state ricoverate in ospedale, di cui 13 agenti di polizia e tre civili. E' stato aperto il fuoco ieri contro due chiese ortodosse, le sinagoghe di entrambe le località colpite, e una centrale dei vigili a Makhachkala. A Derbent hanno sempre convissuto senza problemi le tre comunità religiose. Fra le persone uccise nel giorno della festa ortodossa della santissima trinità vi è anche padre Nikolai, prete ortodosso di 66 anni, da oltre 40 anni assegnato alla chiesa ortodossa di Derbent, ha reso noto il governatore del Daghestan, Sergei Melikov. A ora, nessuno ha ancora rivendicato l'attentato. Lo scorso ottobre, dopo gli attacchi di Hamas contro Israele, l'aeroporto di Makhachkala era stato chiuso diversi giorni dopo che la folla aveva fatto irruzione nello scalo per protestare contro l'arrivo di un aereo da Israele. Proteste contro gli ebrei si erano poi svolte in diverse località della regione del Caucaso russo. In seguito all'attentato alla Crocus Hall dello scorso 22 marzo, rivendicato dall'Isis-K l'Fsb, aveva arrestato quattro persone nel Daghestan, accusate di aver fornito assistenza finanziaria e armi ai quattro esecutori materiali dell'attacco, tutti di nazionalità tagika. In relazione all'attacco, attribuito dalla leadership russa agli ucraini, erano stati arrestati anche 11 tagiki e un kirghiso con passaporto russo. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)