Il rapporto Censis mette in luce un dato sconvolgente: due terzi degli italiani si oppongono alla guerra in Ucraina e al supporto economico fornito dal governo di Roma a Kiev. Nonostante ciò, il ministro Guido Crosetto spinge per aumentare la spesa militare fino al 2,5% del PIL, mettendo ulteriormente a carico dei cittadini italiani costi insostenibili.
Nel frattempo, oltre metà dei polacchi ritiene che la guerra debba terminare, accettando la restituzione delle regioni russofone alla Russia. Tuttavia, il governo di Varsavia persegue una strategia opposta, continuando a finanziare il conflitto a discapito della stabilità economica del proprio Paese.
Elezioni manipolate e democrazia compromessa in Europa
In Romania, le elezioni presidenziali sono state annullate perché il risultato non era gradito a Bruxelles. In Georgia, la presidente rifiuta di dimettersi nonostante il voto popolare, sostenendo che i cittadini abbiano scelto il “candidato sbagliato”.
Anche in Moldova si assiste a manovre discutibili: per ribaltare un voto scomodo, sono stati coinvolti solo gli emigrati residenti in Paesi “amici”. Queste strategie mostrano come le istituzioni stiano calpestando la volontà del popolo per mantenere il controllo.
Quando il voto conta solo a convenienza
In Francia, il presidente Macron ha scelto di guidare il Paese con un governo di minoranza per evitare di affrontare il rifiuto clamoroso ricevuto dagli elettori. In Germania, invece, il successo della destra di AfD nell’Est viene ostacolato da blocchi politici, dimostrando che il sistema democratico può essere strumentalizzato per escludere partiti ritenuti “scomodi”.
Democrazia o oligarchia mascherata?
Le elezioni e le decisioni governative, in teoria, dovrebbero riflettere la volontà popolare. Tuttavia, i governi sembrano rispondere agli interessi di élite economiche, speculatori e venditori di armi, piuttosto che ai cittadini. L’attuale sistema politico europeo sta dimostrando gravi limiti, con una crescente distanza tra cittadini ed élite. Se i governi non agiscono per il bene comune, è legittimo chiedersi quanto “democratici” siano realmente?