Sono ben più di dieci anni che quando si parla di Inter spesso e volentieri si pensa all’idea del “crepuscolo del calcio”: d’altronde a ogni ciclo vincente si succede poi un periodo in cui il mondo dell’Inter sembra finire, con le squadre che diventano sempre più vecchie e allenatori talentuosi che prendono e se ne vanno, semplicemente (molto spesso anche senza portare a termine un mandato in una maniera auspicabile). Per l’Inter le ricadute all’interno di contesti di bassa competitività sono quasi un fisiologico momento di esistenza prima del successo che ritorno, con alti e bassi che però rischiano di stancare i tifosi.

Nel mondo post 2020 la cosa è diventata ancora più accentuata, in quanto la società nerazzurra si è trovata ad affrontare una vera e propria tempesta perfetta dal punto di vista economico e finanziario. La sostenibilità interna della squadra era infatti vacillante e l’azionista di maggioranza completamente assente, complice anche una crisi dell’azienda finanziante. Le bet su uno scioglimento turbolento del club erano all’ordine del giorno ma la situazione è riuscita a cambiare in maniera abbastanza netta grazie a una combinazione di fattori che però si possono provare a ridurre a DUE nomi: Beppe Marotta e Simone Inzaghi!

Due figure fondamentali

Parliamoci chiaro: Marotta ha giocato un ruolo chiave e complicato, mentre Inzaghi ha avuto un compito altrettanto complesso. Se il primo è diventato il timoniere del club durante il suo lungo periodo di difficoltà, il secondo invece ha dovuto cercare la qualità nella rosa, il tutto mentre la pressione dal mondo esterno aumentava. Le limitazioni di questo sistema si sono però fatte notare in maniera tristemente rocambolesca durante la seconda finale di Champions League affrontata dai Nerazzurri durante il corso degli ultimi tre anni!

Il cinque a zero, infatti, è stato determinato dal fatto che la squadra, per quanto esperta, non avesse l’energia per poter sostenere il continuo assalto in campo di una squadra estremamente brillante ma anche giovane. La sconfitta, particolarmente pesante per una squadra che si è anche vista soffiare lo scudetto all’ultimo, ha segnato in maniera estremamente negativa la conclusione della stagione e quest’ultimo scivolone stiamo pur certi che farà cambiare le carte in tavola all’amministrazione durante il corso dei prossimi mesi.

Dopo una stagione ricca di alti e bassi è arrivato forzatamente il momento di riflettere sul futuro della squadra.

Perché l’Inter ha inciampato?

Al netto delle riflessioni sul futuro, è impossibile non prendere in esame i grandi risultati che Simone Inzaghi è comunque riuscito a portarsi a casa durante il corso dei suoi quattro anni. Questo allenatore ha infatti avuto la capacità di gestire una squadra che nel corso delle varie stagioni ha faticato a capitalizzare le sue occasioni a causa di un progetto finanziario poco lungimirante, dove le difficoltà economiche della squadra sono state bilanciate con l’esperienza di una squadra anziana per la media del campionato italiano (e figuriamoci con quella della Champions).

Secondo i più noti commentatori sportivi il limite maggiore della squadra è proprio da ricollegarsi alle problematiche economiche della dirigenza, che nel tentativo di avere sempre un bilancio sostenibile ha ridotto i costi ed ha puntato ad acquisti mirati, senza però mai disdegnare l’idea di vendere i pezzi più pregiati per massimizzare i ricavi. Un modello che per molti è una scommessa, più che una certezza, ma che a guardare da quanto fatto durante il corso dell’anno, anche con le scommesse oggi, ha pagato: le altre squadre in finale di Champions non ci sono decisamente arrivate.

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