“Il progetto P38 è giunto al termine”. Con questo post sui social la P38, band musicale indagata dalla procura di Torino per i testi che contengono riferimenti alle Brigate Rosse, ha annunciato la fine delle attività.

“Il tribunale dei magistrati e quello dei giornalisti – si legge – incombono sulle nostre vite personali. I nostri telefoni, le nostre abitazioni e i nostri cari sono controllati da reparti Digos di tutta Italia. Soltanto nell’ultimo mese abbiamo visto saltare più di dieci date live che avevamo programmato. A volte per volontà degli organizzatori, a volte per motivi di forza maggiore che vi lasciamo immaginare. Tutto il nostro staff si è fatto da parte per timore di ripercussioni legali”.

Il Primo maggio si erano esibiti all’Arci Tunnel di Reggio Emilia, portando sul palco, con il volto coperto da passamontagna, la stella a cinque punte delle BR e brani sugli anni di piombo. Tra gli autori di esposti presentati contro la band la figlia di Moro Maria Fida e Bruno D’Alfonso, figlio di un carabiniere ucciso dalle Br.

“Ci avete supportato in moltissimi – scrive la band rivolgendosi al pubblico – dimostrando un affetto che mai avremmo creduto di poter ricevere, e per questo vi ringraziamo immensamente. Ma purtroppo l’affetto non è bastato”.
“Ci togliamo il passamontagna – è la conclusione – per tornare in mezzo a voi come persone, come amici, come compagni.
Ma non più come P38″.

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