(Adnkronos) – Oggi "la Russia di Vladimir Putin rappresenta una minaccia esistenziale per tutti noi. Se Putin avrà successo in Ucraina, non si fermerà qui". Lo sottolinea l'Alto Rappresentante dell'Ue Josep Borrell, in un discorso, la Dahrendorf Lecture, all'Università di Oxford, in Inghilterra. 
Le parole di Borrell arrivano una fase cruciale della guerra che in Ucraina, con la Russia pronta a lanciare una nuova offensiva, secondo analisti ed esperti, tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate. Il rischio che Mosca sfondi e superi la difesa ucraina spinge il presidente francese Emmanuel Macron a prospettare di nuovo l'ipotesi di inviare soldati in Ucraina. La Russia è una minaccia per l'Ue, dice Borrell, aggiungendo che "questo è ora anche il pensiero del presidente francese Emmanuel Macron- che inizialmente aveva avvertito che non bisognava umiliare la Russia".  "Allo stesso modo, sempre più voci avvertono le conseguenze globali di una vittoria russa, come nel caso del primo ministro giapponese Fumio Kishida – aggiunge – ma sapete quanto me che ci sono Stati membri dell’Ue che ancora non condividono questa valutazione. E, in un'Unione governata all'unanimità, le nostre politiche nei confronti della Russia sono sempre minacciate da un unico veto, come ha dimostrato Viktor Orban ritardando il nostro ultimo pacchetto di aiuti all'Ucraina. Negli Stati Uniti, invece, la polarizzazione politica ha ritardato di sei mesi il pacchetto di assistenza militare", conclude. Sotto la guida di Putin, "la Russia è tornata a una visione imperialista del suo posto nel mondo. La Russia imperiale e l'impero sovietico sono stati riabilitati, mentre Putin sogna le dimensioni e l'influenza del passato". "Nonostante la Georgia nel 2008 e la Crimea nel 2014, non abbiamo visto, o non abbiamo voluto vedere, l’evoluzione della Russia sotto la guida di Putin". "Il nostro modello europeo – prosegue – si basava sulla cooperazione e sull’interdipendenza economica all’interno dell’Ue, cosa che è stata un successo. Ma ci ha fatto credere che l’interdipendenza e la convergenza politica attraverso il commercio, 'Wandel durch Handel' come la chiamavano i tedeschi, avrebbero portato un cambiamento politico anche in Russia e Cina. Questa ipotesi è stata smentita. Di fronte al regime autoritario della Russia, l’interdipendenza non ha portato la pace. Si è invece trasformato in dipendenza, in particolare dai combustibili fossili. Che alla fine è stata usata come arma", afferma. "Geograficamente – dice ancora – ci troviamo al centro di un anello di fuoco. Esiste un arco di instabilità che va dal Sahel al Medio Oriente fino ai campi di battaglia dell’Ucraina. Thomas Gomart, direttore dell’Institut Français des Relations Internationals, ha scritto sui punti di strozzatura dell’economia globale. Molti di essi si trovano all’interno di questo arco di instabilità: il Mar Rosso per il commercio, lo Stretto di Hormuz per il petrolio e il gas e il Mar Nero per le esportazioni di grano". "E ci sono due guerre – prosegue – in cui le persone combattono per la stessa terra. Ciò dimostra che la geografia è tornata. Ci era stato detto che la globalizzazione avrebbe reso la geografia irrilevante. Ma non è stato così. La maggior parte dei conflitti nel nostro vicinato sono territoriali: riguardano la terra. Una terra promessa a due popoli, nel caso della Palestina, e una terra al crocevia di due mondi, nel caso dell’Ucraina", conclude.  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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