(Adnkronos) – Il Gruppo Stellantis continua nella sua strategia del taglio costi, a farne le spese questa volta sono i lavoratori.  Dopo aver firmato un accordo con i Sindacati per le uscite incentivate negli stabilimenti di Cassino, Pratola Serra e Mirafiori, il Gruppo Stellantis ha continuato a tagliare i costi di produzione con nuovi tagli al personale.  Nelle ultime 24 ore sono 3.597 i lavoratori che hanno firmato l’uscita volontaria e che rappresentano probabilmente solo un’anteprima di uno scenario, che coinvolgerà molti costruttori automobilistici.  Lo sviluppo di auto elettriche ha richiesto e richiede tutt’ora, ingenti investimenti da parte dei costruttori di auto, in tecnologia, ricerca e sviluppo. Progettare da zero un’auto elettrica è tutt’altro che facile, dall’approvvigionamento battere alla sostenibilità, un processo molto complesso che ha letteralmente cambiato e sta cambiando, il mondo dell’auto.  Il ridimensionamento previsto dal Gruppo Stellantis rientra nell’accordo firmato con i Sindacati.  Solo la Fiom non ha aderito, per Samuele Lodi, segretario nazionale e responsabile settore Mobilità, si tratta di un evidente piano di dismissione industriale di Stellantis dall’Italia.  Tre gli stabilimenti coinvolti: • Mirafiori: sono 1.520 gli esuberi  • Casino: 850 i dipendenti che hanno firmato l’uscita volontaria  • Pratola Serra: 100 i dipendenti che hanno lasciato l’azienda.  Nel piano esuberi, sono coinvolti anche le sedi di: • Melfi: 500 i licenziamenti  • Pomigliano d’Arco: 424 gli esuberi  • Termoli: 121 le uscite volontarie  • Cento: 30 i dipendenti licenziati  • Verrone: 129 I dipendenti lasciati a casa.  A rifiutare il piano esuberi è stata la Fiom. Nel 2023 il Stellantis ha prodotto 751.384 vetture, contro le 685.753 unità dell’anno precedente, un “numero” che testimonia la crescita sensibile del Gruppo ma che è anche lontano dalle 800.000 vetture prodotte nel 2019 e dal milione di unità ipotizzato dal Governo Meloni. —motoriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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