Rien ne va plus. Signore e signori è inutile che facciate il vostro gioco, perché i giochi ormai sono stati fatti. Già, a Torino non ci sarà sfida per il ballottaggio perché il candidato sindaco per il centro sinistra Stefano Lo Russo ha già vinto.

Nessuno tocchi ferro e non si perda tempo in futili scongiuri: sarà lui il primo cittadino. E non il rivale del cosiddetto centrodestra Paolo Damilano. Per un semplice motivo, essenziale però in democrazia: i numeri. Partito in ritardo, per colpa delle consuete beghe interne, arriva primo all’andata della sfida grazie alle beghe interne altrui.

Lo Russo sindaco, ovvero il ritorno del Sistema Torino, che in realtà non è mai morto o retrocesso a comparsa visto che Chiara Appendino ha continuato ad alimentarlo, a dargli ossigeno. Altro che cambiamento! Due monopattini o biciclette non hanno certo inciso quanto le conferme di personaggi come la Christillin o come la sudditanza alle fondazioni sanpaoliesi. E certo le Atp Finals non porteranno ricchezza nelle periferie. Ma in fondo le rivoluzioni non sono pane per tutti i denti ed più facile sbandierare la parola cambiamento piuttosto che attuarlo.

Lo Russo sindaco grazie agli errori degli altri

Grazie a chi ha indossato i panni di destra per poi ragionare da sinistra, isolando il vero sovranismo e comportandosi come, ci perdoni Damilano se scomodiamo certi capitoli di storia della repubblica Italiana, un normale ‘democristi’. Lo Russo sindaco, il più destro (o almeno così lo considerano quelli del suo partito) del Pd.

Lo Russo sindaco… ma dimezzato come il celebre Visconte. Già, perché con il 48% dei votanti come si può definire vincente chi arriva primo? E non crediamo che al ballottaggio ci troveremo davanti ad un assalto alle urne. Il messaggio è chiaro: l’astensionismo è il primo partito di Torino.

L’astensionismo è il sindaco di questa città. Le periferie con il non voto hanno lanciato non un grido di dolore, ma di rabbia. La rabbia di chi ancora sa di essere un “dimenticato”, ricordato solo per le passerelle elettorali. Una rabbia che per fortuna dei lor signori resta chiusa per ora nell’astensione. Ma che sia un monito per chi crede di essere sindaco di una Torino salottiera e movidiana.

Perché la rabbia è capace anche ad alzar la testa e fare sentire forte la sua voce. Lo tengano a mente i falsi destri e i sindaci a metà.

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