Per mesi se ne è parlato: le norme decretate dal Governo italiano durante il lockdown erano una restrizione delle libertà individuali e quindi incostituzionali?

Oggi possiamo dire che pare di sì. A Frosinone il Giudice di Pace ha annullato un verbale dalla Polizia Stradale dell’11 aprile 2020. La sentenza, che fa giurisprudenza, entra proprio nel merito della illegittimità della dichiarazione dello stato di emergenza per violazione degli articoli 95 e 78 della costituzione e della illegittimità dei DPCM del governo Conte per violazione dell’articolo 13 della costituzione.

In poco tempo la sentenza sta già facendo il giro di tutta Italia, tra la rabbia di chi ha già pagato e le speranze di chi stava tentando il ricorso. Ma da ciò che si legge, pare non ci siano proprio dubbi: “poiché gli atti amministrativi, compresi quelli di alta amministrazione, come lo stato di emergenza sono soggetti al principio di legalità, la delibera del Consiglio dei ministri del 31.1.2020 è illegittima perché emessa in assenza dei relativi poteri da parte del Consiglio dei ministri in violazione degli articoli 975 e 78 che non prevedono il potere del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana di dichiarare lo stato di emergenza sanitaria». Il giudice di pace ritiene che le «norme generali e astratte, peraltro limitative di fondamentali diritti costituzionali, mediante decreti del presidente del Consiglio dei ministri, siano contrarie alla Costituzione”.

A Torino ad aver reso pubbliche le carte della sentenza è stato lo Studio Legale Arnone, che ha pubblicato sul profilo facebook copia dei fogli della sentenza con le motivazioni.

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